Tumori, radiologi Sirm: “Presto screening anche per polmone e prostata”
24 giugno 2024 – Dopo mammella, colon e cervice uterina, in futuro gli screening oncologici saranno estesi anche al tumore del polmone e della prostata, oggi considerati tra i big killer, nella popolazione a rischio. Se per il primo è stato già avviato uno studio sperimentale dedicato su forti fumatori, per il secondo è la Comunità europea a raccomandare l’adozione di indagini diagnostiche attraverso l’analisi dell’antigene prostatico specifico (Psa) negli uomini fino a 70 anni. La mammografia è salvavita, ma è necessario promuoverne l’adesione, soprattuto al Sud. E’ quanto emerso durante la terza giornata del 51esimo Congresso nazionale della Sirm, la Società italiana di radiologia medica, che riunisce al MiCo di Milano circa 8mila clinici.
“Il tumore del polmone rappresenta la terza neoplasia più frequente in Italia, il secondo per gli uomini e terzo per le donne – spiega Andrea Giovagnoni, presidente Sirm – Con una stima di 44mila nuove diagnosi nel 2023 e 35.700 decessi nel 2022, è oggi una delle patologie oncologiche più temute. Negli ultimi anni l’incidenza di questo tumore nelle donne è aumentata, complici gli stili di vita scorretti. E’ ormai, infatti, evidente la correlazione tra fumo e patologia. In Italia, le istituzioni di sanità pubbliche (ministero e Regioni) hanno recepito la necessità di presa in carico della tematica dello screening del tumore polmonare. Attualmente, si sta assistendo a una graduale implementazione dello screening con Tac a bassa dose sul territorio, in attesa dell’inclusione dello screening polmonare nei Lea”.
Il cancro alla prostata, “con più di 41mila nuove diagnosi nel 2023, si conferma la neoplasia più frequente nel genere maschile. Rappresenta quasi il 20% dei tumori che colpiscono gli uomini – sottolinea Gianpaolo Carrafiello, presidente del 51esimo Congresso nazionale Sirm – L’incidenza aumenta con l’età, con un picco dai 50 anni in su. Lo stadio della malattia al momento della diagnosi impatta fortemente sulle opportunità terapeutiche e sulla sopravvivenza. Sulla rapidità di individuazione della malattia incide anche la sua iniziale asintomaticità. Per questo sarebbe importante implementare lo screening sulla popolazione a rischio per questa patologia”.