Le cause dell’iperplasia prostatica benigna
I principali fattori associati alla malattia sono l’invecchiamento e i cambiamenti ormonali nell’età adulta.
Esiste una notevole evidenza sul fatto che gli estrogeni giocano un ruolo nell’eziologia dell’ipertrofia prostatica benigna. La IPB infatti si verifica in uomini con elevati livelli di estrogeni e relativamente ridotti livelli di testosterone libero (questa sostanza ha quindi, se non convertita in altri ormoni, un’azione benefica e salutare nei confronti della prostata) e quando i tessuti prostatici diventano più sensibili agli estrogeni e meno rispondenti al diidrotestosterone (DHT). Cellule prese dalla prostata di uomini affetti da ipertrofia prostatica benigna hanno mostrato una più elevata risposta agli alti livelli di estradiolo nel caso di bassi livelli di androgeni.
Molto importante anche il ruolo dell’infiammazione prostatica cronica nella genesi e nella progressione dei sintomi del basso apparato urinario (LUTS), associati a IPB. L’infiammazione è, quindi, in grado di determinare all’interno della ghiandola prostatica una serie di eventi immunomediati ed ormonali che, se cronici, possono portare ad un rimodellamento tissutale prostatico. L’infiammazione, in sinergia con le alterazioni ormonali ed i fattori di crescita, provoca quindi l’alterazione dell’epitelio prostatico e dello stroma, ed induce processi di riparazione e rimodellamento ghiandolare, alterando l’architettura della ghiandola prostatica con formazione di noduli adenomatosi, che determinano a loro volta una reazione a catena che sostiene l’infiammazione e promuove la crescita prostatica, l’aumento dimensionale e lo sviluppo dell’ipertrofia prostatica.
Un importante studio americano ha dimostrato che, in pazienti con disturbi urinari da moderati a severi (e con ghiandola prostatica > 40 grammi), la prevalenza della infiammazione cronica è pari al 77%.
Inoltre studi scientifici hanno dimostrato l’esistenza di una predisposizione genetica e di familiarità.