Tumore della prostata: a volte può colpire anche le ossa

Roma, 16 marzo 2020 – Il carcinoma della prostata può colpire non solo l’apparato genito-urinario, a volte capita che si diffonda anche a livello osseo. “Si chiamano metastasi ossee, in alcuni casi possono essere sintomatiche e causano forte dolore – afferma la Prof.ssa Barbara Jereczek, Direttore della Divisione di Radioterapia Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Professore di Radioterapia dell’Università degli Studi di Milano -. Altre volte invece rimangono asintomatiche ma non per questo sono meno pericolose per il paziente. Oggi esistono diverse terapie che possono fermare la neoplasia prostatica a livello osseo. Le possibilità attuali prevedono l’uso di trattamenti selettivi, come per esempio, la radioterapia esterna o quella metabolica. Oppure si ricorre alla somministrazione di alcuni particolari farmaci chiamati osteoprotettori. Per valutare quali cure siano praticabili ed efficaci è necessario rivolgersi ad un centro oncologico specializzato che possa fare un’accurata valutazione della documentazione clinico-radiologica”. “Il tumore alla prostata è uno dei più frequenti e diffusi tra la popolazione maschile dei paesi occidentali – aggiunge la Prof.ssa Jereczek -. Questo è dovuto, oltre alla presenza di fattori di rischio, alla maggiore probabilità di diagnosticare la malattia. Per affrontarlo si utilizzano trattamenti come chirurgia, radioterapia, ormonoterapia, chemioterapia che si possono applicare in diverse fasi della malattia. La sopravvivenza a cinque anni in Italia è pari al 92% e presenta valori oltre il 96% tra i pazienti più “giovani” con meno di 74 anni. Sono dati molto positivi e per ora impensabili in altre neoplasie sia maschili che femminili. Come sempre è fondamentale l’intervento terapeutico tempestivo con cure specifiche. In alcuni casi ben selezionati (neoplasia di bassa aggressività) si può proporre così detta sorveglianza attiva che prevede monitoraggio della malattia e trattamento solo al momento di progressione”.